Suez 1956
Il 26 luglio 1956 il presidente egiziano Gamāl Abd al-Nāser Husayn (Nasser), leader del movimento nazionalista, in un discorso ad Alessandria proclamo davanti ad una folla esultante la nazionalizzazione della Compagnia del Canale di Suez, il simbolo dell’impero britannico nel Medio Oriente.
Il governo inglese di Anthony Eden, deciso a contrastare questo atto, concordò con Francia e Israele un intervento militare. Israele occupò con 400 paracadutisti alcune posizioni nel Sinai egiziano provocando la reazione dell’Egitto.
L’aviazione franco-britannica distrusse gran parte degli aerei egiziani.
Su iniziativa degli USA, che non erano stati informati dell’iniziativa franco-inglese, l’ONU il 5 novembre deliberò un cessate il fuoco tra Egitto e Israele, approvando l’invio di una forza di pace.
Alla ricerca di un risultato sostanziale, francesi e britannici lanciarono un’offensiva contro Port Sa’id che portò ad occupare la zona del Canale. La situazione si aggravò. L’URSS, che negli stessi giorni stava soffocando nel sangue la rivolta popolare in Ungheria, minacciò di intervenire a fianco dell’Egitto. Gli Stati Uniti, volendo evitare un conflitto diretto con Mosca, costrinsero gli inglesi a ritirarsi.
Mentre Israele lasciava il Sinai, la striscia di Gaza e Sharm al-Shayck, gli inglesi si ritirarono dalla zona del Canale.
La crisi di Suez mostrò il declino inarrestabile della Gran Bretagna sulla scena mondiale e il prevalere della logica dei due blocchi. Gli Stati Uniti consolidarono il proprio ruolo di garante dell’ordine nella regione mediorientale, identificandosi sempre più con le posizioni di Israele. L’Unione Sovietica poté invece presentarsi come paladino della causa araba.
Mostra fotografica
SUEZ 1956
Rovereto, Museo Storico Italiano della Guerra8.10.2016 - 22.01.2017
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