Emilio De Pilati

Tipologia Fondo / Raccolta
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Tipologia

Fondo

Contenuto

La serie degli album fotografici forma, almeno quantitativamente, la parte principale dell'archivio. È costituita da 38 unità, che consistono per lo più in fascicoli che raccolgono cartoni su cui sono fissate le fotografie. Le prime unità sono relative ai periodi prebellico (3.3, che contiene anche materiali relativi alla prigionia e al 1917- 1918) e bellico (3.4-3.5). A partire dallle fotografie dell'anno 1919 le unità (o le sottounità, nel caso di unità pluriennali che contengano sottofascicoli annuali) sono cronologiche, e si riferiscono ad un anno particolare. I pochi casi che derogano da questa regola sono il sottofascicolo relativo alle foto con la moglie Concetta Predelli dal 1920 al 1926 (3.6.9), il fascicolo relativo all'esperienza nella scuola di tiro della Milizia contraerea per ufficiali e poi nella seconda guerra (1936-1942, diviso in vari sottofascicoli) (3.11), il sottofascicolo con foto di fiori, piante e soggetti originali e curiosi (3.14.2), il fascicolo (anch'esso distinto in sottofascicoli annuali) relativo ai soggiorni termali a Chianciano dal 1959 al 1968 (3.33). In alcuni casi unità (o sottounità) sono relative ad unico evento: la gita in Svizzera e Tirolo del 1951 (3.15.2), la gita in Francia del 1952 (3.16.2), la gita in Sicilia e Puglia del 1955 (3.20). Alle unità cronologiche (l'ultima è il sottofascicolo relativo al 1969), e dopo il fascicolo su Chianciano, seguono le unità relative alle foto con i famigliari (3.34-3-36) e quelle con Anna Poli e in casa (3.37). In fine è stata posta l'unità 3.38, costituita da cartoni levati dai vari fascicoli originali nell'occasione della mostra di fotografie del de Pilati organizzata a Mezzocorona nel 1984, e poi mai più ricollocati: si è preferito non ricondurli alla posizione originale, ma tenere memoria anche di quella scelta, effettuata dai discendenti del de Pilati: l'unità è suddivisa in sottounità tematiche, probabilmente rispecchianti delle sezioni della mostra. Le immagini sui cartoni sono per la grandissima parte fotografie (a volte, ma raramente, precedenti o successive rispetto all'annata relativa), solitamente stampe coeve (a volte stampe successive dai negativi originali). Alcune assumono l'aspetto di cartoline fotografiche (fotografie stampate su cartoline postali). Vi sono anche, comunque, cartoline illustrate (inerenti solitamente alle montagne o ai rifugi incontrati nelle escursioni montane, o alle città visitate; spesso con timbri di rifugi e firme degli amici), e a volte varie riproduzioni e stampati. Le cartoline sono a volte viaggiate. Non è raro che, nel caso di gite di un certo rilievo - e per le quali vi sia abbondanza di materiale fotografico - siano presenti biglietti di hotel, ricevute, biglietti di mezzi di trasporto o d'entrata, ecc.; ma anche corrispondenza (solitamente con personaggi ritratti nelle fotografie o comunque compagni di gita) solitamente relativa alla copia di fotografie. I cartoni sono corredati da didascalie e annotazioni, spesso di una certa consistenza, stese da de Pilati nel corso degli anni, che a volte formano delle sintetiche "memorie"; in qualche caso note particolari sono apposte come delle fotografie. In apertura di serie (3.1 e 3.2) sono presenti gli strumenti di corredo approntati da de Pilati per accedere alla sua raccolta, ossia un elenco-indice ed una rubrica dei personaggi.

Storia istituzionale/Biografia

Emilio de Pilati nasce a Mezzocorona il 13 marzo 1890, figlio del possidente ed imprenditore di Mezzolombardo Oscar de Pilati e della roveretana Ida Lorenzoni. Frequenta a Rovereto le Scuole Reali Elisabettine nel 1902-1910, quindi (dopo il servizio militare svolto nel 1910-1911 a Hall, Salisburgo e Trento) il Politecnico a Monaco dal 1911 al 14 luglio 1914, quando è richiamato a Jungbunzlau (in Boemia, oggi Mladà Boleslav) e arruolato come alfiere (cadetto) della riserva nella XIV Compagnia del 36° Infanterie Regiment. Il 2 agosto 1914 parte (a suo dire) per il fronte serbo, ma giunge poi in Galizia, sui Carpazi. Il 21 ottobre 1914 è ferito presso Przemysl. Ricoverato per 8 giorni all'ospedale di Vienna, torna poi a casa, presso l'ospedale di Mezzolombardo.
Richiamato il 5 gennaio 1915 (nello stesso mese è decorato con medaglia d'argento di II classe (1)), torna a Jungbunzlau e poi a Reichenberg (oggi Liberec), dove rimane in convalescenza sino a fine giugno 1915: gli viene negato il permesso di recarsi a Monaco per dare gli esami del Politecnico. Quindi si reca a Theresienstadt (l'attuale Terezìn), sempre in Boemia, per uno "Spreng-Kurs" in due turni, corso di specializzazione su esplosivi, costruzione passerelle sui fiumi, ecc. Riparte per la Galizia come sottotenente (la promozione era avvenuta a maggio (2)) della II Feldkompanie del 14° Sappeurbataillon (Battaglione Zappatori). In agosto è nel Goriziano, a Batuje, nella Valle del Vipacco, e a Tarnova. Dal primo ottobre è in Valparola, nel Bellunese, dove lavora ad una galleria nel Sass de Stria (dal Forte Tre Sassi alle trincee), e quindi, da inizio gennaio 1916, in Val Travenanzes. Tra l'8 e il 9 luglio 1916 è fatto prigioniero, alla forcella di Fontana Negra, dal 7° Reggimento degli Alpini. Trasferito a Pocol, presso Cortina d'Ampezzo, e a Montebelluna, passerà la prigionia in Sicilia, a Noto dal 10 agosto al 2 settembre 1916, a Catania dal 3 settembre al 14 novembre 1916, e quindi in Umbria, a Orvieto, dal 15 novembre 1916 al 6 gennaio 1917. Liberato grazie agli uffici del cugino Silvio Viesi, della Commissione centrale patronato profughi, si trasferisce a Milano, dove abita presso la famiglia Provasoli. A Milano frequenta da febbraio l'Istituto tecnico Cattaneo, e nel luglio 1917 consegue il titolo di geometra. In seguito si occupa di rilievi per impianti idroelettrici: prima per la Breda di Milano (per cui va sul Monte Rosa), dal gennaio 1918 per la Società Ilva, dapprima con rilievi sull'Arno (zona Massa Marittima - Follonica), da marzo a maggio a Laterina (Arezzo), da maggio a luglio a Palena (Abruzzo). Da luglio a agosto 1918 è a Roma, quindi torna in Abruzzo fino a dicembre. Torna a casa il 21 gennaio 1919. Dall'autunno di quell'anno, nel contesto della ricostruzione postbellica, gira il Trentino per comperare legnami, e diviene poi commerciante di legname. Quindi lavora alla costruzione di strade: nel giugno 1923 a Molveno; nel 1923-24 a Montagna-Gleno; nel 1926 lavora per la S.T.E. in Val d'Ega; nel 1929 al canale irriguo di Dardine; nel 1936 in provincia di Savona per rilievi per impianti idroelettrici; ecc. Appassionato escursionista, compie gite in montagna con gli amici, sempre testimoniate da fotografie: è infatti cultore dilettante di fotografia.
Dal 1929 è delegato (e dal 1932 reggente) della SAT di Mezzocorona, nel 1940 promuove la "Sezione Rotaliana" (Mezzocorona e Mezzolombardo), di cui sino al 1956 è presidente. Della SAT centrale è componente del consiglio direttivo nel 1942, dal 1947 al 1951 (periodo durante il quale fa parte della commissione rifugi, ed è ispettore per il Rifugio Mantova al Vioz) e dal 1957 al 1961. È negli anni '20 comandante dei pompieri di Mezzocorona.
Sposa Concetta Predelli il 21 ottobre 1921. Ella lo abbandona il 28 giugno 1926. In seguito si lega ad Anna Poli, che rimarrà la sua compagna per tutta la vita. Negli anni seguenti svolge la sua attività di geometra, con ufficio a Mezzolombardo, dove abita. Il 19 maggio 1940 è richiamato, come sottotenente, presso la Milizia contraerea: è a Ora fino al gennaio 1941, quindi a Bolzano fino a settembre e poi a Dobbiaco. Smobilitato il 21 aprile per limiti d'età, è richiamato dal 10 maggio al 6 luglio 1942 come tenente presso il 7° Reggimento fanteria di Milano e Monza. Nel 1946, dopo la morte della madre, torna ad abitare nella casa di famiglia di Mezzocorona.
Il 12 maggio 1957 è nominato presidente onorario della SAT Rotaliana. Nel 1960 va ad abitare a Trento, in Via Spalliera (poi Via Luigi Campi), dove muore il 6 maggio 1972.

Storia archivistica

La serie degli album fotografici è stata formata negli anni dallo stesso Emilio de Pilati, probabilmente con maggior impegno e definizione negli ultimi anni della sua vita, in particolare verso il 1970.
Il de Pilati fissò o incollò fotografie e cartoline su cartoncini (chiamati proprio "cartoni"), ognuno dei quali contiene solitamente da 2-3 a 12-13 immagini. I cartoni sono inizialmente contrassegnati da un numero romano seguito dall'anno: tale segnatura identifica quella che de Pilati chiamava "serie": la serie è intesa come serie di fotografie, anche quest'ultime solitamente numerate in cifre arabe. Quindi possiamo trovare ad es. la segnatura "XX/26 1-9": significa che ci sono 9 foto su quel cartoncino. Le foto stesse riportano quasi sempre, in piccolo e a penna, la segnatura di serie, e (questo a volte è invece presente sul cartoncino) il proprio numero. Solitamente per ciascuna serie vi è un soggetto organico, e le foto hanno con esso attinenza; sono, ad es., foto di una stessa escursione. Se così non è, può darsi il caso che vi siano due o più numerazioni delle foto sullo stesso cartoncino. Es.: "XX/26 a (1-4)" e "XX/26 b (1-5)". Già dalla fine degli anni '30, però, e sicuramente dal secondo dopoguerra, la segnatura della serie rimanda al rullino di negativi: così che la serie V/49, ad es., trova rispondenza nel rullino V del 1949. Può quindi darsi che, nel caso più cartoni riguardino la stessa gita, o comunque lo stesso soggetto, vi sia un identico numero di serie (ma magari con un'ulteriore sottonumerazione, in cifra araba, o in lettere, o anche con numeri romani, es.: "XX/26 I" e "XX/26 II", oppure "XX/26 a" e "XX/26 b", oppure "XX/26 1" e "XX/26 2"), ma anche che, pur con lo stesso soggetto, i cartoni siano semplicemente numerati come serie diverse (es. "XX/26" e "XXI/26"), proprio perché in relazione con più rullini di negativi (in quest'ultimo caso, peraltro, le fotografie dei vari cartoni hanno solitamente una loro numerazione continua.
A volte i cartoni relativi ad una stessa gita, se in numero elevato (ad es. una decina, ma anche meno), sono raccolti in una camicia, e vanno a formare dei veri e propri "sottofascicoli": sulla camicia vi è solitamente una sorta di indice. Data la corrispondenza con i rullini, si dà naturalmente anche il caso in cui una serie sia distinta in più cartoncini, di cui l'ultimo contiene anche un'altra serie. Ossia: "XX/26 (1-4)", e "XX/26 (4) e XXII/26".
A volte (vedi 1927/28, ma anche altri) l'ultima serie di un anno è accoppiata in un cartone assieme alla prima dell'anno successivo, e tale cartone è naturalmente contenuto in una delle due annate.
Tutta questa impalcatura classificatoria pare esser stata per lo meno portata a compimento verso il 1965-1970, a giudicare dai calendari riutilizzati come camicie; ma, almeno limitatamente ad alcune "serie", era già in atto negli anni '30. In qualche caso i cartoncini sono riutilizzati, e sul verso compaiono le vecchie didascalie. In alcuni casi una nuova numerazione di cartoncino (di "serie") sostituisce, magari parzialmente, una precedente. Chiare rinumerazioni (o assenza di numerazione) si hanno ad es. per alcuni cartoni dei primi anni '40
In rarissimi casi i cartoni sono utilizzati anche sul verso. Alcune fotografie o cartoline mancano, spesso tolte dallo stesso Pilati che le riposizionò altrove, solitamente (come riportato da note di de Pilati) nei fascicoli dei "Familiari" o "con Anna", evidentemente costituiti in un secondo momento. Oppure collocate in quel fascicolo "Raccolta dei rifugi" o "Rifugi" che è l'unico, fra quelli citati, a non essere pervenuto e quindi non presente nel fondo. A volte è presente nel fascicolo un indice dattiloscritto: spesso non riesce però utile, perché si riferisce ad uno stadio precedente (ad es., con minore numero di serie, o differente numerazione, ecc.).
Per la mostra del 1984 vennero prelevati cartoncini dai vari fascicoli: il prelievo è stato di solito segnalato introducendo nel fascicolo un fogliettino (o strisciolina) di carta con segnato il cartoncino prelevato.

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